Il rubino deriva il suo nome dal latino medievale rubinus, a sua volta derivante dal latino classico rubeus, ovvero “rosso”. Esso è la varietà rossa del corindone, classe minerale che include anche lo zaffiro, relativamente a cui è possibile vedere questa guida sullo zaffiro su questo blog, e che è caratterizzata da elevata durezza.
Il rubino, scientificamente ossido di alluminio (Al2O3), si può trovare in rocce metamorfiche, pegmatiti, graniti e depositi secondari, ovvero ghiaie e sabbie alluvionali. I maggiori giacimenti si trovano in Birmania, dov’è possibile trovare degli esemplari di color rosso carminio intenso, che hanno a volte valore superiore a quello degli stessi diamanti. Altri giacimenti importanti si trovano in Thailandia, dove sono presenti rubini di colore rosso cupo con leggerissime sfumature violacee, e poi ancora in Vietnam, Tanzania, Sri Lanka e Cina, mentre in Italia si trovano piccoli cristalli di 1 o 2 mm sul Monte Terminillo.
La lavorazione di un rubino si effettua in due tempi: un primo abbozzo di taglio viene eseguito nel luogo di origine, successivamente la pietra viene esportata e tagliata da ditte europee o americane. I tipi di taglio più usati sono quelli a gradini e a cabochon, raro invece il taglio a brillante. Le pietre più pregiate sono quelle di peso non superiore ai 2-3 carati metrici; ciò è dovuto al fatto che soltanto questi esemplari possiedono i requisiti richiesti di colore, trasparenza e purezza; più aumenta il peso, più è facile trovare rubini difettosi, i quali, non usati in gioielleria, servono per la fabbricazione di strumenti di precisione e cuscinetti per orologi.
Una varietà molto nota ed ancora più preziosa del minerale è il rubino asteria, il quale presenta il fenomeno dell’asterismo, evidente soprattutto quando la pietra è tagliata opportunamente a superficie curva. In questo caso, si nota una figura luminosa a forma di stella che produce nella pietra bellissimi giochi di luce, causati da fenomeni di rifrazione e riflessione della luce, in seguito a inclusioni microscopiche di rutilo, ematite o ilmenite.
rubinoIn tempi non troppo lontani si è iniziato a realizzare rubini sintetici in laboratorio, grazie alla fusione di sostanze diverse, come strass incolore, porpora di Cassio, ossido di ferro, solfuro di oro, permanganato di potassio e cristallo di rocca. È possibile riconoscere la differenza dai naturali grazie ad un esame al microscopio delle inclusioni interne.