Materia plastica, per l’esattezza una resina sintetica che come fibra, data la sua durezza, viene impiegata per fabbricare tessuti per tappezzerie, fodere per sedili delle automobili, tappeti, tende.
Se lavorata diversamente serve per fare oggetti di finta pelle come borse, valigie, scarpe, ecc. Docile com’è alla lavorazione, il saran si trova sul mercato in un’ampia gamma di colori, di disegni e di aspetti per quanto riguarda la grana e la tessitura.
Non subisce danni dall’acqua e resiste all’uso senza logorarsi. Né le tarme, né la muffa lo possono attaccare. Non lo rovinano né gli acidi né gli alcali, esclusi i composti ammoniacali) ed è ugualmente resistente alle offese di una quantità di sostanze chimiche, compresi l’acetone e i solventi d’impiego comune, inoltre sopporta indenne maltrattamenti d’ogni genere: non si lacera, non conserva tracce se vi si cammina sopra, non si spella per effetto dell’attrito contro una superficie dura o ruvida. Non tollera le temperature molto alte, ma in compenso se prende fuoco si comporta da autoestintore, ossia non offre esca alla fiamma, che si spegne subito. Una volta tinto è indelebile, perché il colore si incorpora nelle sue molecole.
PULITURA
Non fa ammattire quando si tratta di pulirlo: passatelo con un panno bagnato in acqua semplice, o in acqua saponata, e ben strizzato. Se fosse molto sporco o macchiato, invece del panno usate una spazzola rigida, anche questa inumidita in acqua saponata. Attente però che sia soltanto inumidita e non sgocciolante, perché il saran non è impermeabile e l’eccesso d’acqua vi passerebbe attraverso, bagnando il materiale d’imbottitura sottostante.