Il primo passo è capire quale classe di silicone userai. I sistemi platinum (reticolazione per addizione) polimerizzano senza rilasciare sottoprodotti, garantendo stampi elastici, inodori e compatibili con resine sensibili come l’epossidica; la maggior-parte dei formulati moderni si dosa 1 : 1 in peso o volume e offre un pot-life di 30-40 minuti a 20 °C, sufficiente per miscelare con calma e – se disponibile – degassare in vuoto. I siliconi tin-cure (reticolazione per condensazione) richiedono invece catalizzatore allo 0,5-5 % (per esempio 100 : 5) e rilasciano tracce volatili durante la vulcanizzazione; restano ottimi per stampi di gesso o cemento, ma possono inibire alcune resine se non perfettamente post-cotti. La scelta incide su rapporti di miscelazione, tempi di sformo e compatibilità.
Indice
Preparare il master e il box di colata per evitare difetti irreversibili
Qualunque sia il silicone, il modello originale dev’essere asciutto, privo di polvere e grassi; un lavaggio con detergente neutro e un passaggio di alcool isopropilico eliminano micro-contaminanti. Materiali porosi come gesso o legno vanno sigillati con vernice acrilica o gommalacca per impedire che il silicone “ancori” nelle fibre. Il contenitore – in plexiglas, cartone plastificato o Lego – deve lasciare 1 cm minimo tra pareti e master, così il mantello di gomma resiste allo strappo e non sprechi prodotto. Sul fondo uno strato di plastilina blocca il pezzo e sigilla le fughe.
Pesare e miscelare i componenti con precisione al grammo
Il silicone perdona poco gli errori di rapporto: scostamenti superiori al 3 % possono lasciare zone viscose o fragili. Con i sistemi 1 : 1 si pesano parti A e B su bilancia digitale, si versa prima la base più densa e poi il catalizzatore, raschiando bene le pareti. I tin-cure si dosano 100 : X, quindi serve calcolo accurato del catalizzatore. Si mescola raschiando fondo e bordi con spatola in plastica per almeno due minuti lenti per non inglobare aria. Subito dopo, se disponi di camera a vuoto, tre minuti a −0,9 bar fanno espandere e scoppiare le bolle intrappolate.
Colare con filo sottile per autodegasaggio
Solleva il becher a circa venti centimetri dal bordo interno del box e lascia scendere un filo continuo sempre nello stesso punto. La colonna fluida rompe spontaneamente le micro-bolle che risalgono mentre il silicone avvolge il master. Non spostare il getto intorno all’oggetto: è il silicone a “inondare” il modello evitando tasche d’aria.
Attendere la vulcanizzazione senza fretta
A 20 °C i platinum 1 : 1 raggiungono lo “sformabile” in 4-6 ore, ma la massima resistenza si ottiene dopo 24 h. I tin-cure necessitano di 16-24 h a seconda del catalizzatore. Durante la presa tieni il box su tavolo stabile lontano da vibrazioni e non usare fonti di calore improvvise: differenze di temperatura generano tensioni che ondulano la superficie interna.
Sformare e rifinire senza stressare i bordi
Trascorso il tempo indicato, smonta il box, distacca con delicate torsioni e sfila il master. Se lo stampo presenta sottili linee di colata eccedenti si rifilano con forbici affilate quando la gomma è appena maturata: dopo 48 h diventa più dura e il taglio sarà meno netto.
Proteggere lo stampo per colate ripetute
Prima di ogni getto applica un velo leggero di distaccante siliconico spray: riduce usura e facilita il rilascio, specie con resine poliuretaniche che tendono ad aggrapparsi. Dopo l’uso lava lo stampo con sapone neutro, asciuga a testa in giù e conservalo in sacchetto ermetico con bustina di gel di silice: l’assenza di polvere e l’umidità stabile ne allungano la vita.
Adattare la tecnica: stratificazione a pennello o mother-mold rigida
Per modelli molto grandi si può ispessire il silicone con cariche micro-fibrose e stenderlo a pennello in 2-3 mani successive, poi realizzare una “guscia” di supporto rigida in gesso o vetroresina che sostenga la gomma. Nelle forme complesse si progetta in anticipo uno stampo a due semi con pioli di registrazione, tracciando la linea di divisione con plastilina per avere sformo senza bave.
Conclusione: precisione, calma e ambiente controllato trasformano il silicone in stampo perfetto
Fare stampi con silicone significa unire pulizia del master, dosaggio rigoroso, miscelazione omogenea e colata continua senza vibrazioni. Scegliere il giusto sistema (platinum o tin), rispettare i rapporti, degassare o colare da altezza adeguata e curare la post-vulcanizzazione sono i passaggi che assicurano dettagli nitidi, elasticità e lunga durata. Con poche buone pratiche lo stampo diventa uno strumento affidabile per repliche in gesso, resina, sapone o cioccolato, pronto a restituire fedelmente ogni texture del modello originale.